messiah game

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20 luglio 2007

“MESSIAH GAME”
Al di là di scandali e provocazioni.

di Luca Giocoli

Sono le diciassette e quarantacinque circa del ventisette giugno duemilasette e su Venezia si scatena una “bufera apocalittica”.
Presagio?
Diamine qualcuno lassù sembra davvero infastidito. Sarà perché questa sera al Teatro delle Tese dell’Arsenale di Venezia va in scena la prima italiana del Messiah Game di Felix Ruckert. Nonostante l’acquazzone alle diciotto e quindici salgo sul mio vaporetto per dirigermi allo spettacolo di danza più atteso e criticato dell’anno. Già molti teatri esteri hanno deciso di bandirlo dalle loro sale e da giorni vari tam tam si rincorrono. Il Patriarca di Venezia vorrebbe che tutto fosse bloccato e l’onorevole Luca Volontè (Udc) ha tenuto un’interrogazione parlamentare riguardo lo show.

Piove tanto e mi siedo al coperto comodamente nel mio affollato e pacato vaporetto. «Piazzale Roma!» annuncia il marinaio addetto all’ammaraggio. Il vaporetto si svuota e si riempie nuovamente di molte persone. Sono in maggioranza donne sulla cinquantina. Il viso imbellettato e i vestiti sgargianti. Taglio corto tra i miei pensieri - Sono del gruppo… anche loro vengono a teatro. Poi dopo un po’ scappa fuori un santino, un piccolo poster con un Cristo e persino degli striscioni da manifestazione…
Mi fermo a pensare. Trasalgo. Guardo l’abbigliamento e il trucco… -Diamine- dico tra me e me -quello è il classico abbigliamento delle donne di Chiesa durante le funzioni importanti… che siano qui per picchettare l’evento? Arriviamo all’Arsenale e oramai il cielo della Laguna è terso e nessuna nuvola all’orizzonte. Restano solo le donne di prima a inscenare preghiere e canti e un prete in posa ad ammonire gli spettatori in fila all’ingresso.

All’entrata un addetto della Biennale mi mette fretta: «Lo spettacolo sta iniziando!» dice garbatamente. Nemmeno il tempo di mostrargli il biglietto, che già corro sulla ghiaia bagnata per giungere il prima possibile al Teatro delle Tese. Non voglio perdere nemmeno un secondo!
Finalmente ci siamo. Si accendono le luci e gli amplificatori sospesi sulla platea iniziano ad emettere una musica forte e martellante, cominciano ad entrare i ragazzi da entrambi le “quinte laterali” e a corrersi incontro. Sono quasi trenta i minuti di contact forte e improvvisato. Belle e atletiche prese di corpi che armoniosamente e sensualmente si avvinghiano. Niente di scandaloso e nessuna nudità. Abbigliamento urbano e neppure una stranezza. I ballerini non sono particolarmente belli o con eccessi nella cura del corpo… non sono ipertrofici, ma tonici nella misura utile. Sono bravi e leggeri… energici e morbidi. Gli scontri sono veri e i colpi risuonano nella silenziosa e gremita platea del teatro di questa Biennale Danza oramai giunta alla sua 5ª edizione. Sin da subito però si ha l’impressione di capire che ci si trova davanti ad uno spettacolo, forte, battente ed eccitante.

Il prologo termina e le luci si spengono, un ultimo ballerino sgattaiola nell’ombra fuori dalla scena… nel frattempo l‘oscurità è squarciata da una splendida corona di spine che si accende sopra il palco. Sono una quantità indefinita di neon che spigolosi trafiggono la scena dall’alto.
Tra il silenzio più totale entra un ballerino nudo che compie vari passi molto nervosi ed espressivi.
Felix Ruckert propone un’interpretazione libera di brani scelti dal Nuovo Testamento - il Battesimo, la Tentazione, l’Ultima Cena, la Crocifissione, la Resurrezione.
Il momento diventa sempre più inatteso e intenso. Ad essere nudo non è più un solo ballerino. Gli interpreti anche se illuminati con una luce dall’alto, come quelle dei lucernai dei pittori del passato, sono quasi sempre in penombra e mostrano, sottolineando senza indugi, le parti intime. Tra il Battesimo e la Tentazione sono i corpi maschili ad essere in mostra nella loro fragilità… fragilità che sfiora l’apice quando i giovani ballerini si dispongono tutti in posizione fetale.

L’Ultima Cena inizia con un ingresso sensuale e lento, ma pian piano l’atmosfera si scalda e in un crescendo musicale i passi si fanno rapidi e orgiastici. I tanti paventati scandali non si sono visti, al massimo qualche accennata copula… ma niente di indecente o di stravagante. Nel susseguirsi rapido dei personaggi… nessuna figura è il Cristo stabilmente, ma tutti lo sono o lo diventano per un istante, dando adito a mille difficili interpretazioni.
Durante la Crocifissione lo spazio e i tempi si fanno plurimi. Abbiamo un Cristo che viene crocifisso, una donna che è crocifissa e sostenuta, e ancora un’altra donna crocifissa e fustigata realmente per quasi quindici minuti. Non credo si possa per forza vedere anche qui la figura messianica che scivola su queste tre persone. Ovviamente l’identificazione non è mai realmente certa però credo che in questo momento la scelta cada sulla volontà di tratteggiare le tre figure chiave della Passione: Cristo, Maria e Maddalena. La madre soffre ma è anche sorretta e sostenuta… anche lei “crocifissa e morente”, però non sola, perché non è più lei che possiede il rapporto esclusivo e univoco col Messia. Colei che soffre di più è Maddalena. Capelli rossi e seno nudo. Fasciata solo da uno slip in latex bianco. Avvicinata quindi al Cristo anche come aspetto. Flagellata al posto del Cristo con veri frustini, con vere urla e veri ematomi. Accade verso la fine dello spettacolo e per un tempo forse eccessivo che rallenta e stressa la messa in scena.

Poche le persone che hanno lasciato il teatro prima della fine dell’azione, tanti gli applausi che hanno incitato più e più volte il ritorno dei ballerini in scena.
Piacevolmente arricchito ed emozionato per due ore, al di là di inutili polemiche, il sottoscritto.

Luca Giocoli
Venezia 28 giugno 2007