Antonello Faretta
Vladimir Logutov
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ITALIA – RUSSIA 6 –
6
A cura di Massimo
Lovisco e Vito Pace
1- 23 ottobre 2005
Amnesiac
Arts inaugura la nuova stagione della sua Home Gallery con una collettiva
dal carattere internazionale.
Sei artisti (e formazioni artistiche) russi e sei italiani alle prese
con il più interessante dei media artistici contemporanei, il video,
in una rassegna che si propone di mettere a confronto, attraverso l’espediente
ironico/dissacratorio della sfida calcistica, due realtà artistiche
in costante crescita, la Russia post-comunista più che mai aperta
verso il nuovo e l’Italia del Sud che, pur lontana dai centri consueti
dell’arte, riesce ad esprimere sempre di più vitalità
creativa e originalità espressiva.
Artisti :
ITALIA: Michele Santarsiere,
Mutaforma, Maurizio Salconi, Silvio Giordano, Elisa Laraia, Antonello
Faretta;
RUSSIA: Sergey Krivechikov
e Tania Kornilaeva, Vladimir Logutov, Andrei Siaylev, Oksana Stogova,
Roman Korzhov, Sergey Balandin
Recensione
di Barbara Improta per Exibart (www.exibart.com):
Amnesiac
Arts apre la stagione con una rassegna video di respiro internazionale.
Per l’occasione le due sale della Home Gallery si sono trasformate
in ‘spogliatoi’ e, in ciascuna di esse, tra borsoni da palestra,
scarpette e palloni da calcio, gli schermi proiettano i video di sei giovani
artisti dell’underground post-sovietico e quelli di altrettanti
giovani italiani, per lo più lucani.
I giovani russi, selezionati dal curatore Vito Pace in occasione della
Biennale of contemporary art in Shiryaevo, nella provincia di Samara,
dimostrano quella vivacità creativa che sta catalizzando l’interesse
di critici e galleristi verso la Russia artistica odierna. Anche la selezione
italiana, curata da Massimo Lovisco, mostra un altro trend dell’arte
contemporanea: la vitalità della provincia nel fare e promuovere
arte.
L’ironico stratagemma dello scontro sportivo mette efficacemente
in evidenza le differenze in stile e contenuto delle due formazioni. L’arte
russa attuale, come sostiene Victor Misiano, riflette continuità
piuttosto che distacco con il suo passato: il forte ruolo sociale dell’arte
che era delle avanguardie russe come del realismo socialista, la cultura
intesa come un’alternativa all’ideologia imperante, che prima
era l’ideologia politica e ora quella del mercato. Ciò che
è diventato un dato dell’esperienza solo dagli anni ’90,
il kitch mass-mediatico e il glamour pubblicitario, viene filtrato dallo
spiccato senso critico dell’intellettuale russo.
Il video di Vladimir Logutov The Open Workshop è strutturato come
un reality show ambientato in un grande magazzino, tempio del consumismo,
in cui l’artista mostra in tempo reale il processo creativo.
Vengono fuori provocatori banner pubblicitari con modelle in underwear
trasformate in ragazze tumefatte, anoressiche o sanguinanti, in forte
contrasto con le immagini glamour di partenza. Nel progetto Twilight Logutov
invita lo spettatore ad una percezione visiva meno passiva, più
attenta ad interpretare i tanti stimoli visivi del mondo contemporaneo:
i tre video con monotone viste di città nascondono particolari
incongrui e stranianti, metafore di un mondo solo apparentemente regolato
razionalmente. Come non notare il contrasto con il video italiano Speed
Mutation (dei Mutaforma) che, mutuando le forme e i tempi delle clip musicali
o pubblicitarie, mima ed esalta la velocità di trasformazione del
mondo contemporaneo? Significativo anche il confronto tra Samara Video
Guide, in cui Andrey Siaylev, con una tecnica quasi documentaristica,
ci guida nei quartieri più desolati e malfamati della città,
e Fragile di Silvio Giordano in cui l’autore, abbinando disegno
e tecniche digitali, crea mondi incantati e fiabeschi in cui potersi rifugiare,
pago della sua onirica immaginazione.
Ad una videoarte russa, impegnata socialmente, corale (Tanja Kornilaeva
e Sergey Krivechikov, Coming back), che non si avvale volutamente di tecniche
elaborate (vedi le scene di vita quotidiana in un anonimo appartamento
dell’era Khrušcëv di Oksana Stogova), che a volte indaga
il rapporto con il corpo come identità in cui sdoppiarsi in un
gioco erotico-ironico (Sergey Balandin, Oh Mother, Son) o come autorappresentazione
dell’artista (Roman Korzhov) si contrappone, da parte italiana,
un’arte più concentrata sulla ricerca interiore (il continuo
riaffiorare del ricordo nel Film immaginario di Maurizio Salconi) e sulla
ricerca della propria identità. Elisa Laraia ad esempio nel video
Private Conversation, che associa alle immagini un linguaggio evocativo,
esplora il mondo dei suoi affetti più intimi, il rapporto di fusione/identificazione
con la madre e il distacco da lei.
Il talento visionario di Michele Santarsiere(Dull Clouds’ Revolt)
parte da dettagli per creare un microcosmo formale autonomo, bizzarro
ed enigmatico, tra espressionismo e surrealismo con graffiate umoristico-grottesche.
La poesia visuale del giovane cineasta Antonello Faretta illumina per
intuizioni, immagini (i paesaggi Giorno rivive il momento della morte
del poeta come un’eccezionale esperienza ascetica sullo sfondo di
un paese fantasma dell’entroterra lucano.interiori di Venti), per
volti e parole: in The Death of William Burroughs uno straordinario John
Giornorivive il momento della morte del poeta come un’eccezionale
esperienza ascetica sullo sfondo di un paese fantasma dell’entroterra
lucano.
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