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Doppiopersonale di Fight - Contrasti(vai al sito di fight!) Collettiva con a cura di Barbara Improta e Massimo Lovisco Dal 16 dicembre al 3 gennaio Michele Santarsiere è un giovane artista potentino
dotato di incredibile talento visionario e forza immaginativa. Il suo
mondo, fatto di atmosfere sospese e misteriose e di personaggi ambigui,
minacciosi o inquietanti, ha la terribile concretezza di quei sogni ‘veri
più del vero’, dove il sangue è più rosso e
il nero più cupo che mai, quelli che si fissano nella mente e non
ci abbandonano nemmeno da svegli. Avido divoratore di immagini, Santarsiere
rielabora gli infiniti stimoli visivi della società delle immagini,
dal cinema al videoclip, dalla pubblicità ai nuovi media, senza
perdere mai la propria personalità artistica, inconfondibile anche
nelle peregrinazioni continue dalla pittura, alla fotografia al video.
Nella sua opera si coglie la suggestione del cinema, quello dei raffinati
noir anni quaranta con dark lady dagli occhi bistrati capaci di uccidere
a sangue freddo e gangsters in canottiera che si giocano l’anima
in una partita a pocker. L’artista costruisce alcune sue opere come
fotogrammi di un film dallo studiatissimo set, story board di un efferato
delitto d’amore o d’onore ma anziché sciogliere la
trama, moltiplica gli indizi, mescola le carte, lascia sospesa la soluzione.
Oppure è attratto dal cinema che indaga in maniera quasi chirurgica
le pieghe più riposte e misteriose della psiche umana, di Lynch,
Cronenberg, Greenway e allora distorce le fisionomie, moltiplica le personalità,
deforma espessionisticamente occhi, bocche, muscoli, tendini, materializza
mostri. La sua violenza espressionista, la visionarietà barocca,
così come la vena macabra e sanguinolenta vengono però sempre
congelate da un incredibile controllo tecnico dell’immagine, un
perfezionismo al limite della manìa che raffredda l’effetto
finale esaltando, alla maniera hicthcockiana, il mezzo più del
contenuto. Allo stesso modo la forzatura della drammaticità dell’immagine
crea nello spettatore l’effetto contrario, rendendo l’opera
eccessiva e quindi ironica e divertente, come in un film pulp di Tarantino.
Nell’iconografia di Michele si riconoscono simboli, miti, incubi
e sogni dell’immaginario collettivo contemporaneo. Il suo mondo,
in cui non si sa mai se aver paura o divertirsi, ci avvolge in una strana
malìa cui è difficile sottrarsi.
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